La cronaca 2018

Quei “forse” pieni di speranza 

di Renata Savo

 

«Questo è l’anno dei forse» suggeriva qualcuno fra i giurati, a confronto sui possibili vincitori e segnalati del Premio Hystrio alla Vocazione 2018 che sarebbero saliti sul palco della Sala Shakespeare del Teatro Elfo Puccini, lunedì 11 giugno, per la serata finale delle premiazioni, dal 1989 appuntamento fisso con le eccellenze del teatro italiano e con le giovani promesse. Forse cosa? Forse sì, forse no? Un forse incarna l’oscillazione tanto quanto la speranza. «Morire, dormire, sognare forse» diceva Amleto, monologo più quotato di sempre, che pure quest’anno non è mancato.

Quasi duecento i candidati iscritti alle preselezioni. Attori con le storie più diverse, in corso di studi presso Scuole e Accademie, autodidatti, provenienti da ogni parte d’Italia, giovanissimi e con più esperienza, si sono dati appuntamento a Roma, dal 9 al 12 maggio al Teatro Argot Studio e a Milano, dal 21 al 24 maggio, alla Scuola di Teatri Possibili, con il loro bagaglio di personaggi e drammaturgie. Da questa prima fase quaranta finalisti, convocati a Milano dal 9 all’11 giugno, di fronte a una nuova giuria di registi e direttori artistici – Fabrizio Caleffi, Claudia Cannella, Arturo Cirillo, Monica Conti, Veronica Cruciani, Valter Malosti, Andrea Paolucci, Mario Perrotta, Roberto Rustioni, Serena Sinigaglia e Walter Zambaldi – che si interrogano e si consultano per tre giorni fino al verdetto finale su una rosa di 9 super-finalisti, ammessi alla prova del palcoscenico la mattina del terzo giorno di audizioni. Dubbi, ripensamenti, motivazioni al termine della tre giorni di finale laureano Matteo Ippolito e Nika Perrone vincitori della 28a edizione del Premio Hystrio alla Vocazione. Nika si è trovata per caso a festeggiare sul palco il suo ventiseiesimo compleanno: quale migliore regalo? Dopo essersi addentrata negli stati d’animo della santa combattente Giovanna d’Arco, attraverso G.B. Shaw, e in quelli della moglie di un reduce di guerra in A cuore aperto di Patrizio Cigliano, Nika, a Roma, è ritornata da vincitrice e anche prossima alla conclusione degli studi all’Accademia “Silvio d’Amico”. L’altro campione del Premio Hystrio alla Vocazione è Matteo Ippolito: 28 anni e un diploma all’Accademia dei Filodrammatici di Milano. Occhi intelligenti quelli di Matteo, presenza scenica poderosa che non lascia indifferenti alla sua maturità tecnica, di cui la giuria si è accorta all’unanimità dal primo momento. Nel passaggio dalla sua ironica interpretazione di Guarda che luna di Fred Buscaglione a quella di Trinculo nella Tempesta di Shakespeare, ha dimostrato una capacità non comune, quella di ricoprire ruoli comici senza scadere nel macchiettismo, di essere dotato di abilità canore, mimetiche che, con molte probabilità, lo porteranno lontano negli anni a venire.

Vocazione ed esperienza
La giuria ha deciso di segnalare due finalisti: Michele Costabile e Roberta Catanese.
Michele, romano di nascita, milanese d’adozione, si è diplomato alla scuola del Teatro Stabile di Torino. Per lui non è stata la prima volta al Premio Hystrio alla Vocazione. Un anno fa arrivò alle finalissime, ma stavolta la disinvoltura e la costanza hanno ricompensato i suoi meriti. Nella sua performance de La patente, da Luigi Pirandello, ha esaudito bene sia la richiesta di esprimere passioni in apparenza inconciliabili, come la rabbia celata dal finto sorriso di uno iettatore che si scontra con la burocrazia, sia quella di ricercare gesti capaci di sostituirsi alle parole. La giuria ha poi attribuito la seconda segnalazione a Roberta Catanese. Ventiquattrenne messinese, diplomata alla scuola del Teatro Stabile di Genova, Roberta è stata còlta preparata quando la giuria le ha chiesto di mostrare un pezzo nuovo, non il già convincente monologo di Lady Anna dal Riccardo III di Shakespeare e nemmeno il brano da Sale e tabacchi di Aldo Nicolaj. Roberta ha tirato fuori, così, dal suo baule immaginario un pezzo da Fuga a cavallo lontano nella città di Bernard-Marie Koltès, bravissima nel dare vita a un personaggio colloquiale e familiare, che non aveva bisogno d’altro se non di un corpo perfettamente a suo agio sul palcoscenico.
E infine, la non ancora diciannovenne Lucia Mariani, della provincia di Bari. Tra qualche tempo forse, la ritroveremo allieva in qualche accademia teatrale grazie alla sua tenacia, alla passione, e anche un po’ alla borsa di studio concessa dal Premio Ugo Ronfani. Lo ha vinto lei, sirena con il viso incorniciato dai capelli ricci corvini, screziati di verde acquamarina: possiede una voce che ha del divino e che l’aiuterà senz’altro nello sviluppo della sua identità di attrice. Perché Lucia lo ha detto a chiare lettere, a se stessa, alla sua famiglia, e infine ai giurati, che «da grande» vuole fare l’attrice. Un sogno che l’ha indotta a interminabili e dispendiosi viaggi di studio, per il quale ha fatto molti sacrifici in attesa del diploma di liceo linguistico. La sua determinazione e la stupefacente attitudine a reincarnare, in seguito alle esortazioni della giuria, in pochi secondi e con parole proprie,un monologo della regina Maria Stuarda da Friedrich Schiller che non si addiceva alla sua fisicità acerba, l’hanno premiata.

Giovani artisti alla ribalta

È una novità di quest’anno l’inizio di una duplice collaborazione, con il Premio Scenario e il progetto Forever Young della Corte Ospitale di Rubiera. Ad anni alterni, il Premio Hystrio ospiterà i vincitori dei due riconoscimenti, giovani compagnie a cui dare visibilità. In quest’ottica sabato 9 abbiamo assistito a Un eschimese in Amazzonia della compagnia The Baby Walk, vincitore del Premio Scenario 2017. Un intenso confronto, quasi un happening, dove Liv Ferracchiati, persona e personaggio, si confronta in scena con un coro (bellissimo il lavoro fisico e collettivo di Francesco Aricò, Giacomo Marettelli Priorelli, Greta Cappelletti e Laura Dondi) sul tema dell’identità sessuale. Un corpo a corpo anche col pubblico che smonta molti concetti precostituiti e ti interroga con forza e leggerezza.
Il 10 giugno, la sala Bausch è gremita per la mise en espace di Lea R., di Michele Ruol, testo vincitore del Premio Hystrio-Scritture di Scena per drammaturghi under 35. Quasi un centinaio i testi sottoposti alla giuria composta da Carmelo Rifici (presidente), Federico Bellini, Laura Bevione, Fabrizio Caleffi, Claudia Cannella, Roberto Canziani, Sara Chiappori, Renato Gabrielli, Stefania Maraucci, Roberto Rizzente, Letizia Russo, Francesco Tei e Diego Vincenti. Alla fine, la spunta un testo chiaramente ispirato a Shakespeare: mantenendo costanti le relazioni tra i personaggi del King Lear e insinuandovi un tema caldo del nostro tempo – la paura che la “badante” marocchina Cordelia possa sottrarre l’affetto e l’eredità dell’anziana Lea R. alle figlie di lei Goneril e Regan – Ruol ha esaltato, con intelligenza, la morale del dramma shakespeariano, ben evidenziata dalla mise en espace curata da Sabrina Sinatti, con Carolina Cametti, Alice Giroldini, Valentina Picello e una straordinaria Lea interpretata da Nicoletta Ramorino.

Un ultimo appuntamento precede la serata finale, un antipasto fresco come si addice all’imminente estate. Nicola Pianzola e Anna Dora Dorno, della Compagnia Instabili Vaganti, presentano il volume che racconta il loro progetto di ricerca e pedagogia teatrale Stracci della Memoria (edito da Cue Press, che recensiremo sul prossimo numero della rivista). Con la guida di Chiara Marsilli, un’intensa conversazione ha coinvolto gli autori e il pubblico sulle tracce di un progetto che ha portato Instabili Vaganti a confrontarsi con artisti di tutto il mondo, con i loro vissuti culturali pronti a tradursi in linguaggi scenici precisi e significanti, capaci di metterci in contatto con le strutture antropologiche fondamentali.

E ora tutti in scena!
C’è una certa emozione in sala Shakespeare,gremita fino all’ultima fila, l’11 giugno. Si comincia.
Coi saluti di rito dell’assessore all’Autonomia e Cultura della Regione Lombardia, Stefano Bruno Galli, e di Sumaya Abdel Qader, vicepresidente della Commissione Cultura, Moda e Design del Comune di Milano, in rappresentanza dei due enti pubblici che, con il loro contributo, insieme a Fondazione Cariplo, rendono possibile il Premio Hystrio. Ad aprire le premiazioni dei “big”, come li ha per gioco chiamati Perrotta, è stato Massimiliano Speziani, Premio Hystrio all’interpretazione: un «messaggero» dentro, oltre che sul palcoscenico in alcune sue importanti collaborazioni, che in segno di gratitudine ha voluto portare la parola di Antonio Neiwiller sul teatro come «Un’arte clandestina/per (…) unirsi a viaggiatori inquieti». Proviene dall’Accademia dei Filodrammatici, la Compagnia Òyes, chiamata a ritirare il Premio Hystrio Iceberg dalla direttrice Claudia Cannella e da Mario Perrotta, l’apollineo e il dionisiaco della serata dedicata alle Premiazioni, condotta con la giusta dose di eleganza e ironia. Anche quest’anno Hystrio ha ospitato il Premio Mariangela Melato dedicato a giovani attori professionisti, assegnato a Federica Rosellini e Giuseppe Sartori.
A seguire, Massimiliano Civica, Premio Hystrio alla regia, ha ringraziato la «categoria bistrattata» dei critici, i suoi attori «per aver dato a me più di quanto io abbia dato a loro», e la moglie Iole. Dopo la serie per lo più maschile di premiati, il fiero ensemble al femminile di Zona K – vivace realtà milanese, che da alcuni anni porta l’Europa a Milano conquistando la fiducia di artisti nazionali e internazionali come Rimini Protokoll, Roger Bernat, Agrupación Señor Serrano e Motus – riceve il Premio Hystrio Altre Muse rivolto alle professioni del teatro.
Davide Carnevali, «per la sua scrittura tagliente che affonda nelle emergenze della contemporaneità», si è aggiudicato il Premio Hystrio alla drammaturgia. Sul palco è salita poi Fattoria Vittadini, Premio Hystrio Corpo a Corpo: la compagnia di danza, anch’essa numerosa, ha fatto della molteplicità il suo punto di forza dimostrando che «sperimentare senza perdere riconoscibilità» è un esercizio possibile. Mentre la giuria del Premio Hystrio-Scritture di Scena consegna il premio a Michele Ruol per il suo Lea R, e le segnalazioni a Ian Bertolini per Toilette, Nicola Mariconda per Rapsodia teatrale e a Michelangelo Zeno per Blatte, a Claudia Di Giacomo l’onore di consegnare a Valentina Gamna per Mai Home, la segnalazione speciale Fabulamundi Playwriting Europe-Beyond Borders? frutto di una nuova importante collaborazione inaugurata quest’anno, quella tra Hystrio e Pav. Il Premio Hystrio Twister, invece, assegnato dal pubblico sul web, è andato allo spettacolo Il Sindaco del Rione Sanità per la regia di Mario Martone, che, nostalgico ed emozionato, un po’ come noi seduti in platea, ha lanciato un parallelismo tra l’«l’idea di gruppo» del Nest e quella che lo animava ai tempi di Falso Movimento. Con i “ragazzi” del Nest – Francesco Di Leva, Adriano Pantaleo e Lucienne Perreca – che sorridono per la «bella soddisfazione».
Brindisi per tutti, allora, nel foyer che accoglie la mostra Aria di teatro. Le copertine di Hystrio 1988-2017, realizzata per i trent’anni di Hystrio da Clara Chiesa, Marina Conti, Erika Giuliano e Marta Vianello con la supervisione di Maria Spazzi. ★