Le motivazioni 2008

La Giuria del Premio Hystrio alla Vocazione 2008, composta da Fabrizio Caleffi, Claudia Cannella, Monica Conti, Corrado d’Elia, Nanni Garella, Lorenzo Loris, Sergio Maifredi, Andrea Paolucci, Lamberto Puggelli, Gilberto Santini, ha esaminato nei giorni 26-27-28 giugno i 72 candidati iscritti alla selezione finale, di cui 11 provenienti dalla pre-selezione. Dopo attenta valutazione e approfondita discussione, preso atto dell’affacciarsi alla ribalta di nuovi ed eterogenei soggetti teatrali, nel contesto di una contemporaneità contrassegnata da forti istanze di rinnovamento, assegna  i due premi Hystrio alla Vocazione e le sette segnalazioni in una rosa composita di finalisti che ben fotografano l’accentuata diversificazione di percorsi formativi e di occasioni professionali.

Nella sezione femminile la Giuria ha ritenuto meritevoli di segnalazione Diana D’Angelo, Eliana Patanè, Flor Robert, Laura Rossi e Irene Turri.

Vince il premio Hystrio alla Vocazione 2008 Diana D’Angelo. Nata a Marsala, e formatasi alla scuola del Teatro Teatès di Palermo, Diana si è dimostrata un’intensa e vibrante Deborah, la giovane neurologicamente disturbata di Una specie di Alaska di Pinter; a seguire è stata divertente e divertita protagonista del monologo di Pennac, Grazie, per concludere con l’ironia straniata della sua cover di Nada Ma che freddo fa.

Quattro, invece, i segnalati nella sezione maschile: Ivan Alovisio, Andrea Gambuzza, Federico Giani e Fabrizio Martorelli.

Tra questi vincitore del Premio Hystrio alla Vocazione 2008 è risultato Ivan Alovisio, di Moncalieri, fresco di diploma alla Scuola del Piccolo Teatro di Milano. Alovisio ha convinto la giuria interpretando in maniera limpida e ricca di moderne sfumature nella voce e nel gesto il tormentato personaggio di Ivanov, dall’omonima dramma cechoviano. Ha completato poi la sua prova con un attonito Penteo da Le Baccanti di Euripide e con la poesia L’onda di D’Annunzio, recitata con consapevolezza tecnica e ironica espressività.

 

Premio Hystrio all’interpretazione a Luigi Lo Cascio

 

Intelligente e appassionato. Colto e intransigente con se stesso. Volto e voce, quelli del palermitano Luigi Lo Cascio, che sono la quintessenza della semplicità e della sincerità. Il cinema gli ha dato la popolarità con film legati alla mafia che offende la sua terra, come I cento passi o Il dolce e l’amaro, ma anche con quel grande affresco della Storia dei nostri ultimi quarant’anni che è La meglio gioventù. Eppure nasce nel teatro la passione e la formazione di Lo Cascio.

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Dopo il liceo classico e alcuni esami di Medicina, si trasferisce infatti a Roma per studiare all’Accademia d’Arte Drammatica “Silvio D’Amico”. Esordisce con Ferrero e Ronconi, che nel 2006 lo vorrà anche ne Il silenzio dei comunisti. Un’interpretazione magistrale, capace di svelare bellissime qualità drammatiche e quella cura quasi maniacale con cui sa affrontare un personaggio. Negli stessi, recenti anni si mette alla prova anche come drammaturgo e regista di se stesso con Nella tana da Kafka e, nella stagione 2007/2008, con la bella, rischiosa prova de La caccia dalle Baccanti di Euripide. Una riscrittura autonoma e attualissima del capolavoro greco, in cui si trova a incarnare i diversi e vertiginosi stati d’animo del re-tiranno di Tebe, Penteo, coadiuvato da uno splendido apparato di suoni e video. Mai divo, capace di ammettere che «quando recita parte della sua imperfezione», consapevole che chi lo vede e lo ascolta deve sempre ricevere un’emozione e un messaggio, Luigi Lo Cascio riceve quest’anno il Premio Hystrio all’interpretazione.

 

Premio Hystrio alla regia a Ferdinando Bruni ed Elio De Capitani

Può suonare come un pretesto assegnare il Premio Hystrio alla regia a Ferdinando Bruni ed Elio De Capitani per Angels in America. E in parte è così. Si premia infatti un percorso, vite teatrali che hanno segnato come poche altre gli spettatori e Milano. Ma il lavoro svolto per Angels merita di concentrare su di sé la motivazione di una scelta. A partire dal coraggio di avvicinare un testo complessissimo, per forme e contenuti, che pare sfidare ogni razionale spirito produttivo.

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Gigantismo drammaturgico che non a caso ha trovato nella serialità televisiva una splendida vetrina internazionale. Su palcoscenico, l’epopea contemporanea ritrova quei tratti intimi e allo stesso tempo universali che Tony Kushner delinea fra le parole, specchio atemporale dagli anni Ottanta a un oggi generalizzato, da New York al resto del mondo. Bruni e De Capitani controllano la materia, la definiscono nei tratti più mistico-grotteschi, giocano con i registri come abili burattinai del palcoscenico. Un incontro che riesce nuovamente a sorprendere per precisione, senso estetico, utilizzo dello spazio scenico. E intorno alla coppia di regia, il silenzioso professionismo dei tecnici e un cast che unisce esperienza ed entusiasmo giovanile, impressionante quest’ultimo per intensità e presenza. Un premio dunque a uno spettacolo che ha segnato la stagione 2007/2008 e a due registi che, nel lavoro collettivo, hanno saputo amplificare qualità e talenti individuali.

 

Premio Hystrio Altre Muse al Teatro delle Albe

Iniziarono nella loro città, Ravenna, con I polacchi, immergendo gli spettatori tra le nebbie di un Museum Historiae Ubuniversalis, tra cori da stadio, movenze da discoteca di adolescenti scatenati e grottesche ferocie padrubuesche e madrubuesche. Poi hanno esportato il ghigno patafisico di Jarry nel presente insopportabile nelle periferie di Chicago, con giovani neri scatenati a ritmo di rap in Mighty Mighty Ubu. Sono quindi approdati con Ubu sotto tiro nel territorio-limite di Scampia, immagine metaforica di un degrado non solo napoletano ma di tutto il Paese, e infine, con Ubu Buur, nell’amata Africa, in Senegal.

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Dieci anni di visioni folgoranti che il Teatro delle Albe, capitanato da Marco Martinelli, ha saputo sviscerare da un testo burattinesco e giovanile, capace sotto ogni cielo di raccontare la crudeltà e la speranza, la voracità degli adulti e l’energia dionisiaca di giovani troppo fragili, vittime designate del mondo. IlPremio Hystrio-Altre Muse viene assegnato al Teatro delle Albe per il decennale percorso in compagnia di Ubu, che ha imposto alle ribalte nazionali e internazionali (Ravenna, Chicago, Dakar, Napoli) la compagnia ravennate, facendo del celeberrimo testo di Jarry una parabola universale, transgeografica e interrazziale della sete di potere e delle sue nefaste conseguenze. Un percorso di recente fermato anche in un bel volume intitolato Suburbia e in uscita in autunno per i tipi di Ubulibri.

 

Premio Hystrio-Provincia di Milano alla Compagnia Alma Rosè

Il teatro nasce popolare. E nasce sulle strade. Ma pochi paiono essere gli eredi di quello spirito iniziale, puri di fronte agli elitarismi moderni. Il Premio Hystrio-Provincia di Milano, destinato a una realtà artistica legata al territorio, va alla Compagnia Alma Rosè, che da quattro anni, con il progetto “Il Giro della città”, si è rivelata una piccola-grande anomalia della Milano teatrale.

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Nomadi senza casa, che nella necessità hanno trovato il proprio percorso, gli Alma Rosè hanno saputo creare dal nulla una propria stagione, aggirandosi come spirito nuovo negli angoli più diversi dei quartieri della città e della provincia. E ogni anno il giro si è fatto più largo. Centri commerciali, cortili, scuole, ricoveri, carceri, università, circoli Arci: niente si è salvato da questa salutare furia drammaturgica e chi ha assistito anche a una sola replica dei loro spettacoli sa bene quanto questo possa essere difficile, per esempio, parlare della crisi liberista argentina fra bambini urlanti, carrelli e avvisi alla clientela… Teatro dunque che si sporca le mani, riflesso di realtà complesse, capace nel tempo di unire a una coraggiosa attitudine produttiva autarchica le qualità per divenire repertorio. Senza dimenticare gli esordi, gli ultimi lavori hanno delineato una trilogia argentina (Gente come uno, Mapu TerraFabricas) cresciuta insieme al suo pubblico, felice sintesi di narrazione e lirismo, ricerca scenica e denuncia, per la quale il territorio non è solo palcoscenico ma reale nutrimento.

 

Premio Hystrio-Teatro Festival Mantova ad Alessandro Bergonzoni

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Bolognese, laurea in giurisprudenza, inarrestabile nell’affabulazione, comico per vocazione verso la purezza del nulla, Alessandro Bergonzoni transita ormai da decenni sui palcoscenici sempre da vincitore. Forse perché, nel paesaggio frastagliato e ricco del teatro italiano, egli costituisce un caso a parte. Non solo perché è attore e autore di se stesso, ma anche per la sua appartenenza a un genere particolarissimo: quello dei sovversivi del linguaggio, che ne usano liberamente la forma per corroderne la capacità di comunicazione. Bergonzoni usa del suo grande amore per la lingua e della sua agilità lessicale per esibirne un’assurdità che sempre è stata lì, e che tutti abbiamo paura di comprendere. Cosa che ha dimostrato fin dagli inizi della sua carriera nei già lontani anni Ottanta. Vedasi Chi cabaret fa per tre La saliera e l’Ape Piera E più ancora dimostrerà con altri spettacoli che gli daranno larga popolarità. Da Le balene restino sedute ad Anghingò, da La cucina nel frattempo Madornale 33 ePredisporsi al micidiale. Al centro di questi monologhi c’è soprattutto la volontà di sorprendere attraverso un’esplosione di fuochi d’artificio verbali e la destabilizzazione di qualunque saldo ancoraggio. Come anche nel suo ultimo e metafisico Nel, per il quale (e non solo) riceve il Premio Hystrio-Teatro Festival Mantova. Premio che intende riconoscere lo straordinario percorso di un artista che, tracciando un solco originale e inedito, è da un quarto di secolo una delle realtà più vivaci e interessanti della nostra scena.

 

Premio Hystrio alla drammaturgia a Renato Gabrielli

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Nel bar tutto bianco di un torrido agosto metropolitano, un professore universitario e una giovane donna si ritrovano a consumare un surreale aperitivo in un gioco di seduzione dominato dal desiderio di divorare o essere divorati. Sono i protagonisti di Tre, l’ultima commedia nera di Renato Gabrielli, autore tanto schivo quanto brillantemente presente sulle scene italiane da quasi vent’anni. Milanese, laurea in Lettere, diploma come attore alla Scuola Civica “Paolo Grassi”, Gabrielli ha fatto di personaggiborderline, della vivisezione di miti veri e falsi della globalizzazione e di un umorismo tagliente i protagonisti di buona parte dei suoi testi (da Curriculum Vitae a Vendutissimi, da Cesso dentro a Salviamo i bambini). Pur essendosi cimentato anche con personaggi storici e letterari (Pessoa, per Lettere alla fidanzata, Thomas More per Moro e il suo boia, Aristofane per Giudici) o con un’altra lingua (A Different Language e Mobile Thriller), l’habitat naturale della sua drammaturgia rimane quello di un mondo popolato di incubi, ambiguità e paradossi che vanno a disegnare una bizzarra epopea delle umane debolezze, non priva di un insospettabile romanticismo. Dissacrante, ma refrattario a vezzi da autore maudit, perfido senza essere mai moralista, figlio di una tradizione letteraria anglosassone e mitteleuropea, che fa pensare a Beckett e Pinter, Kafka e Gombrowicz, a Renato Gabrielli va il Premio Hystrio alla drammaturgia, che consiste anche e soprattutto nella possibilità di pubblicazione di un suo testo sulla nostra rivista.

 

Premio Hystrio- Associazione Arte e Salute – prima edizione a Accademia della Follia

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Il Premio Hystrio-Arte e Salute, istituito da Hystrio e dall’Associazione Arte e Salute Onlus per un’attività teatrale che si distingua particolarmente nell’impegno nel campo del disagio, viene assegnato, in questa sua prima edizione, a Claudio Misculin e all’Accademia della Follia. Nel trentesimo anniversario della legge 180, detta legge Basaglia, che ha modificato profondamente l’approccio alla malattia mentale e ai metodi di cura, ponendosi radicalmente il problema del reinserimento sociale dei pazienti psichiatrici, questo riconoscimento intende premiare un’attività anch’essa più che trentennale, nata proprio nella Trieste della rivoluzione di Basaglia negli anni Settanta, sviluppatasi poi tra Rimini e altri centri, con una forte attenzione alle tematiche della follia, dell’esclusione, della cura, della reintegrazione umana e sociale, senza mai abdicare alla ricerca formale, per un teatro fuori dai canoni, profondamente dentro le contraddizioni della realtà. Misculin, quest’anno, ha prodotto e interpretato due spettacoli, Nel confine, su Giulio Maccacaro, il fondatore di Medicina Democratica, e La luce di dentro. Viva Franco Basaglia, ripercorrendo in entrambi le tensioni delle persone che sognarono un mondo dove la medicina non servisse a rimediare ai mali, a bollare, rinchiudere, separare dal corpo sociale, ma fosse un’arte per migliorare l’esistenza.