La cronaca 2010

La lunga marcia della Vocazione

di Laura Bevione

Un unico vincitore – maschio, dopo l’edizione tutta “in rosa” dello scorso anno – e quattro segnalati: quest’anno il concorso per premiare la vocazione teatrale ha sicuramente segnato un passo diverso rispetto al passato, dove la componente femminile tendeva a prevalere per preparazione e personalità. Si va ad annate, come per il vino.

Ma procediamo con ordine. Perché lungo è stato il percorso per arrivare alle finali di Milano. Prima di tutto le pre-selezioni, svoltesi negli ultimi dieci giorni di maggio, aperte a tutti i giovani aspiranti attori con formazione da autodidatti o provenienti da scuole e corsi non istituzionali. Si sono dati appuntamento al Teatro Vittoria di Roma, all’Everest di Firenze o al Libero di Milano, spazi legati al Circuito Teatri Possibili, che ormai da tre anni supporta Hystrionell’organizzazione del Premio alla Vocazione. Prime ansie, primi entusiasmi, con dietro trolley da cui spuntano costumi e oggetti di scena. La selezione è tosta: dei circa centro iscritti approdano alla finale delle pre-selezioni a Pieve Ligure solo in diciotto.

La tappa, svoltasi fra l’11 e il 12 giugno nella cittadina ligure, grazie alla partecipata ospitalità del Comune di Pieve e sotto l’egida organizzativa di Teatri Possibili Liguria, vede primeggiare Giulia Scudeletti, capace di conquistare la giuria con la sua freschezza e la sua disinvolta anti-retorica, e ammessa anche alla finale milanese. A lei la borsa di studio Teatri Possibili-Comune di Pieve Ligure (€ 1.000).

 

Da Pieve a Milano, sola andata

Dalla verde Liguria il Premio Hystrio si è dunque trasferito a Milano per le audizioni finali, dal 17 al 19 giugno, a cui hanno partecipato 44 ragazzi. Nella Sala Bausch dell’Elfo Puccini – accogliente e modernissimo teatro inaugurato da pochi mesi in quella specie di grand boulevard che è corso Buenos Aires – i giovani attori hanno affrontato la giuria presieduta da Claudia Cannella e composta da Marco Bernardi, Fabrizio Caleffi, Monica Conti, Sergio Maifredi, Andrea Paolucci, Lamberto Puggelli, Carmelo Rifici, Ricci/Forte, Gilberto Santini e Andrée Ruth Shammah. Nuovo format, quest’anno. Tutti i candidati vengono ascoltati il primo giorno su un unico brano: pochi minuti per dimostrare la sincerità e la consistenza della propria “vocazione”: da qui l’ansia, l’insicurezza, la difficoltà nella scelta del pezzo “giusto”. E, a questo proposito, dobbiamo registrare un certo conformismo e una qualche – per altro comprensibile – ritrosia al rischio. Così sono tanti gli Shakespeare, i Cechov, i classici greci, i Pinter, i Müller, i Koltès, le Ginzburg e, poi, un Molière della Scuola delle mogli in una traduzione anni ’50 e la medesima scena di Topdogs proposta da due concorrenti. Per fortuna alcuni non esitano a rischiare d’azzardo, benché con esiti opposti: sciapo il monologo finale di Forrest Gump recitato da Alessandro Damerini, al contrario efficace La costa dell’utopia di Stoppard tradotta e interpretata da Stefano Moretti. E, ancora, l’«essere o non essere» di un Amleto-donna – Graziella Spadafora – emula di Sarah Berhardt ma forse più ascrivibile ai discepoli dei Marcido, e il Pinter di Una serata fuori recitato da Barbara Ronchi con l’ausilio di una spalla muta. Claudia Salvatore, invece, aggiorna il suoCormorano alle recentissime vicende della macchia nera nel Golfo del Messico. L’ansia di far bene, nondimeno, prevale e non si esprime soltanto nella scelta convenzionale dei brani ma, per esempio, nei continui cambi di costume, particolarmente curati, allorché basterebbero i classici jeans e maglietta. C’è, addirittura, chi si preoccupa di allestire un abbozzo di scenografia: basti pensare a Manuela De Meo che ricostruisce con cuscini e sacchi a pelo la collinetta in cui è conficcata la sua Winnie di Giorni felici.

Così dai 44 candidati di giovedì si passa ai venti che vengono riascoltati in modo più approfondito nei due giorni successivi. In questa occasione i concorrenti si esibiscono in più pezzi, sono invitati dalla giuria a modificare la chiave interpretativa inizialmente scelta, viene chiesto loro di recitare nel proprio dialetto originario, di recuperare parti tratte dagli spettacoli a cui hanno partecipato o a cui si preparano a partecipare, e, infine, di interpretare alcuni brevi testi di Pinter scelti dai giurati e consegnati loro poche ore prima. Ecco finalmente apparire qualche diamante grezzo. Ecco ribaltarsi (sia in positivo che in negativo) l’esito di alcune performance.

 

Un verdetto tinto di azzurro

Ascoltati i candidati, la giuria si riunisce e ha inizio il dibattito, vivace e partecipato. Si definisce la differenza sostanziale fra “premio” e “menzione”, si cerca di capire a che cosa realmente corrisponda la “vocazione” a cui allude la denominazione ufficiale del concorso. Si devono avvantaggiare talenti in nuce o attori “fatti”? Non si rischia di “fare beneficenza” premiando soltanto la buona volontà e la potenzialità appena accennata? Bisogna tener conto anche della biografia di ciascun ragazzo? Alla fine, fra definizioni dettagliatamente ritagliate e riflessioni sulla necessità di sapersi affrancare da stereotipi e moduli appresi – considerazioni, queste ultime, che valgono in primo luogo per i diplomati delle varie “accademie” – si giunge al verdetto, questa volta tutto color azzurro. Poiché, infatti, Stefano Moretti ha dimostrato qualità e capacità che lo pongono in decisivo risalto rispetto ai compagni (e soprattutto alle compagne), si decide di assegnare il Premio Hystrio alla Vocazione soltanto a lui, trentenne piemontese, nato ad Acqui Terme e diplomato alla Scuola del Piccolo. Menzioni, invece, vengono riconosciute a quattro concorrenti, distintisi per la loro personalità ovvero per il sicuro possesso degli strumenti del mestiere dell’attore. Si tratta di Luca Damiani, Andrea Germani, Barbara Ronchi e Claudia Salvatore. Una novità per questa edizione del Premio Hystrio è l’opportunità di esibirsi durante la serata di premiazione concessa, oltre che ai vincitori, anche ai segnalati.

 

Tutti in scena appassionatamente

Alle 21 di sabato 19 giugno, dunque, ha inizio la serata-spettacolo delle premiazioni. In un’affollatissima sala Fassbinder – molti rimangono in piedi, altri vengono rispediti a casa – Claudia Cannella e Albarosa Camaldo, coadiuvate dall’affabile presentatore Domenico Pugliares, danno il via al leggiadro balletto dell’assegnazione dei premi, le coloratissime targhe dipinte a mano da Arteca.

Prima i giovani del Premio Hystrio alla Vocazione, ovviamente emozionati e felici, incaricati poi di intervallare con le loro applauditissime esibizioni le premiazioni dei vincitori del Premio Hystrio, assegnato da redattori e collaboratori della nostra rivista. Primi a salire in palcoscenico sono Jolanda Cappi e Giordano Sangiovanni del Teatro del Buratto, premiato per IF Festival Internazionale Teatro di Immagine e Figura. Poi arrivano gli esuberanti ragazzi protagonisti del progetto Punta Corsara a Scampia. Il loro contagioso e fresco entusiasmo è duplicato dalla sorridente e felice soddisfazione dei fiorentini Teatro Sotterraneo, a cui è andato il Premio Hystrio-Castel dei Mondi, destinato a una giovane compagnia e novità di quest’anno nata dalla collaborazione tra la nostra rivista e l’omonimo festival di Andria (Ba). Ma allegria e voglia di divertire e divertirsi senza dover rispettare rigidi cerimoniali contraddistinguono anche l’intervento di Filippo Timi, che porta in palcoscenico tutta la sua compagnia, scherza sul suo balbettare, auspica un’orgia spensierata. Allo stesso modo, Emma Dante ringrazia Claudia Cannella perché, grazie a Hystrio che si è incaricato di pubblicare alcuni testi dei suoi spettacoli, si è finalmente decisa a scrivere copioni completi e non di appena due-tre pagine. Maria Paiato, invece, rivela di sognare di interpretare Riccardo III, mentre Saverio La Ruina racconta del ruolo fondamentale giocato da sua madre come “consulente” linguistica dei suoi testi, scritti in puro dialetto calabrese. Senza dimenticare un’emozionata Laura Arlotti che ritira il Premio Hystrio-Occhi di Scena per le sue belle foto teatrali di gusto hopperiano. Una serata che scorre intensa e festosa e si conclude dando appuntamento all’edizione 2011.