Le Motivazioni del 2019

Premio Hystrio all’interpretazione 2019

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Paolo Pierobon

 

Magnifico ossimoro: premiare un attore cane. Sì, Paolo Pierobon è stato il più bravo cane della scorsa stagione, strappando uragani di applausi con Pallino, la cavia bulgakoviana che da cane diventa uomo. In realtà a scorrere la carriera di Pierobon c’è da rimaner senza fiato: lavora, tra gli altri, con Ferdinando Bruni, Elio De Capitani, Eimuntas Nekrošius, Mario Martone, ma soprattutto con Luca Ronconi, con cui ha fatto una decina di spettacoli, a partire da un lontano Gabbiano a Spoleto, in cui era un impagabile Trigorin, svagato, bizzarro, logorroico fino all’ultimo Lehman Trilogy del 2015, dove era il duro e spietato Philip Lehman. Una serie di interpretazioni magistrali, in cui ha dimostrato una capacità rara di inserirsi perfettamente nel disegno registico di Ronconi e insieme di ritagliarsi una sua personalissima versione dei personaggi. Può essere torvo, irritante, antipatico, sgradevole come anche solare, arguto, ironico, stravagante: dietro ogni sua prova c’è un filo rosso di umanità sofferta, partecipata, una voglia di uscire dagli schemi convenzionali del bravo attore per far arrivare al pubblico la sua voglia di essere quel personaggio con un estro e un calore che rendono unica ogni sua apparizione. A lui un più che meritato Premio Hystrio all’interpretazione.

 

 

Premio Hystrio alla regia 2019

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Alessandro Serra

 

Emersione lenta e inesorabile, quella di Alessandro Serra, cresciuto con ostinazione e devozione ai margini del sistema, scegliendosi con cura maestri ideali e reali – Grotowski, Mejerchol’d, Decroux, Lebreton – nel segno di una ricerca rigorosa e irrequieta. Severo e immaginifico, materico e metafisico, Alessandro Serra fabbrica mondi perturbanti, ma lo sguardo è lucido e preciso. Nel 1999 fonda la sua compagnia, Teatropersona, con cui produce spettacoli, di cui è autore totale, componendo così una biografia artistica audace e multiforme nel seguire rotte lontane dal facile consenso. Dai primi lavori (La trilogia del silenzio, ispirata a Beckett, Proust e Bruno Schulz), alle sorprendenti incursioni nel teatro ragazzi (Il Principe Mezzanotte) o agli sconfinamenti nella danza (L’ombra della sera), fino al recente Macbettu, formidabile riscrittura shakespeariana con cui si impone definitivamente per la profondità della visione, la consapevolezza teatrale e la potenza della poesia scenica. Senza dimenticare l’indagine pittorica intorno a Edward Hopper di Frame o la sfida, pienamente vinta, dell’incontro con Ibsen, mediato da Umberto Orsini, per Il costruttore Solness. Ad Alessandro Serra e al suo teatro in costante interrogazione del mistero della scena, il Premio Hystrio alla regia 2019.

 

 

Premio Hystrio alla drammaturgia 2019

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Lucia Calamaro

 

In Lucia Calamaro, a cui viene assegnato il Premio Hystrio alla drammaturgia, riconosciamo un’autrice drammatica unica in Italia per originalità, intima necessità e coerenza della scrittura. Fin dagli esordi romani sostenuti dal Rialto Sant’Ambrogio, in rigorosi spettacoli di cui cura anche la regia, Lucia Calamaro ha ridato, con totale indifferenza rispetto alle mode teatrali correnti, piena centralità alla parola: è una lingua, la sua, raffinata, musicale, a tratti ipnotica, eppure mai gratuitamente letteraria o compiaciuta, radicata com’è in una pratica scenica che comporta un’intensa ed empatica relazione con gli interpreti. Accade in Tumore, uno spettacolo desolato, con cui viene “scoperta” da critica e pubblico nel 2006, e nei successivi L’origine del mondo, ritratto di un interno, La vita ferma: sguardi sul dolore del ricordo fino a Si nota all’imbrunire, complice Silvio Orlando. In questi lavori, Lucia Calamaro riesce, traendo spunto da vicende quotidiane, talvolta di natura autobiografica, ad attingere a un respiro universale, dando voce a personaggi inquieti, umanissime figure in bilico tra dramma e commedia, conversazione e fantasticheria, incombenze ordinarie e fantasmi dell’inconscio.

 

 

Premio Hystrio – Altre Muse 2019

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Marta Cuscunà

 

Lasciava una fresca e profonda impressione È bello vivere liberi (2009), titolo con cui Marta Cuscunà esordiva come performer e autrice. Creazione d’impegno narrativo, «per attrice, cinque burattini e un pupazzo», la storia della staffetta partigiana Odina Peteani aveva vinto il Premio Scenario Ustica, per il teatro civile. Nel recupero, senza retorica alcuna, dei principi della resistenza a fascismo e nazismo, c’era già la chiave con cui Cuscunà definirà, in successive creazioni, i temi della sua Trilogia sulle Resistenze femminili: vicende di monache ai tempi della Controriforma, ancora con “pupazze” (La semplicità ingannata, 2012) e casi di cronaca dentro la crisi contemporanea delle relazioni di genere, maschile vs femminile (Sorry Boys, 2015), ma con “dodici teste mozze”. Il lavoro teatrale di Cuscunà, a cui assegniamo con gioia il Premio Hystrio-Altre Muse, si concentra adesso su sorprendenti tecniche di ingegneria dell’animazione e ricerche storico-antropologiche, tradotte in performance nel titolo più recente, Il canto della caduta (2018), che riscrive il mito dolomitico del popolo di Fanes: una favola ancestrale sull’evitabilità delle guerre, narrata da quattro minacciosi corvi meccanici.

 

 

Premio Hystrio-Iceberg 2019

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Teatro dei Gordi

 

Quando li si vede insieme hanno l’aria scanzonata dell’italiano in gita. Ma il tempo passa e anche i Gordi diventano grandi. Come il loro teatro. Che stagione dopo stagione, con sempre più convinzione, sta riuscendo a lasciare un segno autoriale sulla scena milanese. Ma non solo. Usciti in massa dalla Civica Scuola di Teatro Paolo Grassi, iniziano col botto affiancando Maurizio Crozza su La7, mentre sul palco si fanno notare con Il Grande Gigante Gentile e l’organizzazione di IT Festival. Ma è con il progetto T.R.E. (Teatri in Rete per Emergere) che la compagnia riesce a strutturarsi, vincendo un bando di Fondazione Cariplo in collaborazione con Oyes e Teatro Presente. È il 2015, anno dell’incontro con il regista Riccardo Pippa, che segna una svolta artistica. Arrivano Sulla morte senza esagerare e il recente Visite, due spettacoli che testimoniano la maturità raggiunta, attraverso lo spessore interpretativo del gruppo e una scrittura lieve, struggente quanto ironica nell’indagare i grandi temi dell’esistenza. Proprio come la vita. Eppure lavora senza le parole, il Teatro dei Gordi. Una grammatica scenica non verbale che si unisce a una dirompente fisicità e a un uso misurato delle maschere. A loro dunque un meritatissimo Premio Hystrio-Iceberg.

 

 

Premio Hystrio – Corpo a Corpo 2019

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Simona Bertozzi

 

Il Premio Hystrio-Corpo a Corpo a Simona Bertozzi vuole riconoscere un percorso artistico e di ricerca segnato dal rigore e dalla radicalità. Danzatrice e creatrice, ha saputo dare vita a uno stile coreografico originale, di cui il progetto Prometeo offre un esempio nella sua multiforme composizione in sei creazioni autonome. Segnata dall’incontro con maestri italiani ed europei, e aperta all’ascolto delle tendenze del contemporaneo, Bertozzi mantiene però nella sua creazione una forte e riconoscibile identità autoriale, che la rende oggi – con la compagnia Simona Bertozzi | Nexus fondata nel 2008 – un punto di riferimento nel panorama coreografico nazionale. Da Virgilio Sieni, con il quale si è formata, ha saputo assorbire la sensibilità e l’interesse per i corpi “non conformi”, per la diversità degli esseri umani in movimento, come migranti, adolescenti, bambini. Naturalmente incline a uno dei temi cruciali per l’arte performativa, cioè la formazione e il passaggio di consegne, e capace di nutrire e contaminare la sua creazione con discipline e letture di ampio spettro, Simona Bertozzi si conferma un’artista aperta, eclettica, in continua ricerca.

 

 

Premio Hystrio-Twister 2019

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L’abisso

di e con Davide Enia

Prod. Teatro di Roma, Teatro Biondo di Palermo

E Accademia Perduta/Romagna Teatri

 

Da mesi, da quando ho letto Appunti per un naufragio di Davide Enia, nello stesso periodo in cui ho visto L’abisso, che ne è la versione teatrale, provo a mettere insieme due parole per parlarne. (…) l’unica che trovo è (…) “necessario”. Lampedusa e i suoi abitanti sono la prova che si può guardare L’abisso rimanendo umani. (Alessandra Fineschi)

Appunti per un naufragio per raccontare l’esperienza indicibile degli sbarchi. Allora si disse che era un romanzo che dichiarava già nel titolo (con la parola “Appunti”) il fallimento della parola nel raccontare il tempo presente della crisi. Eppure, quando quelle “parole” sono divenute lo spettacolo L’abisso, (…) hanno raccontato la fragilità degli uomini, l’impossibilità di salvare sempre tutti, la difficoltà di parlarne, gli sguardi dei vivi che affondano nel mare. (Eros Razzano)

Non nascondo di aver avuto occhi lucidi e stomaco bloccato mentre leggevo Appunti per un naufragio di Davide Enia. Quando ho visto L’abisso ho riprovato, amplificate, quelle stesse emozioni. Un premio sicuramente meritato. (Simone Ricotta)

Tre (e più!) Urrà per L’abisso di Davide Enia, lo spettacolo che m’ha tirata fuori da casa, che m’ha tirato fuori il cuore dal petto, che m’ha tirato fuori il cervello dal cranio, che m’ha tirato fuori lacrime e sorrisi e rabbia e speranza. (Katia Donato).

 

 

Premio Hystrio-Scritture di Scena 2019

Le motivazioni

 

La giuria del Premio Hystrio-Scritture di Scena – formata da Arturo Cirillo (presidente), Federico Bellini, Laura Bevione, Fabrizio Caleffi, Claudia Cannella, Roberto Canziani, Sara Chiappori, Renato Gabrielli, Stefania Maraucci, Roberto Rizzente, Letizia Russo, Francesco Tei e Diego Vincenti – dopo lunga e meditata analisi dei 106 copioni in concorso, ha deciso, all’interno di una rosa di 13 testi finalisti (Annunciazione di Chiara Arrigoni, Mitomaniaco di Ian Bertolini, Tom. di Rosalinda Conti, La vita di prima di Luca Di Capua, Money di Tommaso Fermariello, Hate party! di Giorgio Franchi, Io non sono mia madre di Niccolò Matcovich, Stormi di Marco Morana, Manco per sogno di Gianpaolo Pasqualino, La bora sufia di Zeno Piovesan, Hospes, -ĭtis di Fabio Pisano, Il fratello di Mariachiara Rafaiani, La fame di Francesco Toscani), di assegnare il Premio Hystrio-Scritture di Scena 2019 a:

Hospes, -ĭtis di Fabio Pisano, classe 1986, di Napoli, per l’originalità e la visionarietà con cui affronta il tema del rapporto tra vita e morte all’ombra del potere. Con ironia e profondità di sguardo riesce, infatti, a raccontare quei luoghi in cui si viene accompagnati alla fine dell’esistenza, creando personaggi mai melodrammatici. Interessanti sono anche la struttura e il linguaggio per la convivenza di prosa, versi e alternanza di prima e terza persona.

La giuria ha poi deciso di segnalare:

Tom di Rosalinda Conti, per la capacità di creare un’atmosfera evocativa nel descrivere l’incontro fra tre ex compagni di liceo uniti da amore e amicizia, con un gatto parlante spirito-guida che, scartando da un facile naturalismo, apre affascinanti possibilità di messinscena.

Stormi di Marco Morana, per il cinismo delicato che sostiene la costruzione del personaggio principale in coma irreversibile, trovando riflessi emotivamente forti in coloro che ne accompagnano la dipartita, come la madre e la moglie, su opposte posizioni.

In collaborazione con Fabulamundi Playwriting Europe la giuria ha poi attribuito la segnalazione Beyond Borders?, a La fame di Francesco Toscani, un testo in grado di far dialogare identità autonome di solitudine nello spazio rarefatto e impervio dell’assenza. Con una scrittura agile ed efficace che affonda la lama nelle dinamiche relazionali fallaci, portandone a galla ipocrisie, debolezze e una certa incapacità naturale a vivere, che è il vero confine fra i personaggi.

 

 

Premio Hystrio alla Vocazione

i vincitori e i segnalati

 

Dopo accurata valutazione dei 224 iscritti al Premio Hystrio alla Vocazione 2019, 40 di loro hanno partecipato alle selezioni finali di Milano. In questa sede la giuria – composta da Fabrizio Caleffi, Claudia Cannella, Massimiliano Civica, Monica Conti, Veronica Cruciani, Francesco Frongia, Valter Malosti, Andrea Paolucci, Mario Perrotta, Roberto Rustioni, e Walter Zambaldi – ha deciso all’unanimità di assegnare il Premio Hystrio alla Vocazione 2019 agli attori Salvatore Alfano e Marco Fanizzi e il Premio Ugo Ronfani, destinato ai più giovani partecipanti al Premio alla Vocazione con un percorso formativo ancora da concludere, a Vito Vicino.

Queste le motivazioni:

Salvatore Alfano, 24 anni, diplomando alla Scuola Civica Paolo Grassi di Milano, ha dimostrato una felice padronanza nella gestione dello spazio e del suo corpo in Dust to dust di Robert Farquhard e una sottile sensibilità nel cogliere le tormentate problematiche del toccante brano di Daniele Dubois, tratto da In casa con Claude.

Marco Fanizzi, 24 anni, attualmente in corso all’Accademia Silvio d’Amico di Roma, ha convinto la giuria per la versatilità con cui è passato dal codice tragicomico de Le cinque rose di Jennifer di Annibale Ruccello ai dolenti toni provocatori del figlio di Togliatti in Nel nome del padre di Luigi Lunari.

Dal 2015 il Premio Hystrio ha istituito il “Premio Ugo Ronfani”, riconoscimento attribuito quest’anno a Vito Vicino, ventenne, autodidatta, che ha mostrato un promettente potenziale su diversi registri: intimo e drammatico in Scusi, un ricordo del terremoto di Maurizio De Giovanni, espressionista e speculativo in La commedia delle vanità di Elias Canetti, senza dimenticare belle doti canore in Don Raffaè di Fabrizio De Andrè.

Accanto ai vincitori, la giuria ha ritenuto opportuno segnalare: Roberta Crivelli, 28 anni, diplomata alla Scuola di Teatro Alessandra Galante Garrone di Bologna, per la già autorevole duttilità con cui ha saputo spaziare da Pirandello a Stefano Benni, da Blanche Dubois a Jessica Rabbit.

E Giacomo Lisoni, 23 anni, diplomato all’Inda di Siracusa, per la creatività e il temperamento mostrati in Alla greca di Steven Berkoff e per una non comune intensità interpretativa nell’Elettra di Sofocle.